Intervista: “Sandra Naggar” una tessitrice di significati che plasma la bellezza

Sandra Naggar
Sandra Naggar

Sandra Naggar dall’originale personalità artistica realizza dei lavori manuali che sono al contempo delle opere concettuali. Nei suoi lavori si combinano colore, legno, malta, creta, gesso, palesando un intento fortemente rappresentativo. Ma all’origine di tutto c’è l’arte della tessitura nella quale l’artista traccia la sua trama di segni cromatici, generando forme che le consentano di afferrare lo schema segreto delle cose e degli eventi. Una pratica meditativa basata sulla necessità di plasmare la materia, centimetro per centimetro, con la delicatezza di chi tesse un ordito di sottilissimi fili.

Come hai cominciato e quando hai incominciato a creare?
La mia passione per l’arte mi è stata trasmessa da mia madre che, sin da piccola, mi ha sempre fatto visitare tutto ciò che Roma e l’Italia potevano offrire sul piano artistico e archeologico. Da adolescente scattò invece la mia personale passione per l’arte del Novecento, un’attrazione profonda. Passione che ho vissuto a lungo come fruitrice, impegnata com’ero nella mia formazione e realizzazione nel management. Fino al 2000, anno in cui, purtroppo – o per “fortuna” – mi sono ammalata di una lunga e difficile malattia, non diagnostica per tantissimo tempo, che mi ha inchiodata al letto/divano per anni. E’ così che che ho finalmente iniziato a dedicarmi all’arte frequentando, con mille difficoltà per via della salute, un corso di trompe l’œil come presa di contatto con i pennelli e i colori; poi, pian piano, da autodidatta, il disegno, l’acquerello, l’acrilico (l’olio no a causa della trementina), fino all’utilizzo dei pigmenti con una miscela di olio di lino e vernice acrilica finale, che un colorista di Roma mi ha insegnato ad usare, consentendomi di beneficiare della grande ricchezza che le velature con pigmenti e olio possono regalarti.
Dopo alcune sperimentazioni di carattere astratto/geometrico, finalmente, nel 2010, ho terminato la mia prima opera “tessitura”: Punto di Rottura.

Cosa conta davvero nel tuo lavoro?
La possibilità di esprimere le mie intuizioni.

Qual è il mezzo espressivo che ti fa sentire più a tuo agio? E perché e come hai scelto questo tipo di mezzo espressivo e tecnica?
Non posso dire di avere una tecnica preferita se non la tridimensionalità, non intesa semplicemente come scultura, perché di fatto nelle mie opere utilizzo anche la pittura, la fotografia così come una manualità di tipo artigianale.
Tridimensionalità come profondità, come materia, come vita, come tatto e, ultimamente, anche come olfatto – ma qui siamo nell’ordine di una dimensione oltre il 3D!

A cosa stai lavorando attualmente?
In questo preciso momento sto lavorando ad un’opera per un evento collaterale a Milano Expo 2015. Si tratta di un’opera che parte dal concetto del trittico LABor/ABi(n)tus realizzato nel 2013 che abbinava il labirinto alla virginalità espressa attraverso l’abito femminile bianco. In questo caso dato che l’Expo è incentrata sul cibo e la qualità di vita ho deciso di realizzare un eucalipto “labirinto” dal titolo L’a(r)bor/Eu-Kalì-intus (titoli sempre ideati dallo storico dell’Arte Antonio Giordano) in cui aggiungerò alla tridimensionalità del mio lavoro la “quarta” dimensione olfattiva.

Quali sono i tuoi temi preferiti e Che cosa cerchi di comunicare tramite la tua espressione artistica?
A dire il vero non ho dei temi preferiti. Le mie opere sono il frutto delle mie intuizioni, di tutto ciò che mi colpisce intellettualmente e intimamente. Temi dunque principalmente che riguardano l’essere umano e le leggi universali

Quale momento preferisci nella realizzazione?
Il concepimento e il progetto sono certamente le fasi in cui sento la spinta emotiva e creativa più forte. Le mie opere hanno tutte un aspetto concettuale oltre che manuale/artistico ed è probabilmente quella che muove maggiormente il mio bisogno espressivo.

Parlaci del processo creativo dalla fase iniziale alla finale.
Dopo aver concepito l’idea (spesso arriva nel dormiveglia mattutino) e studiato il progetto attraverso una ricerca su internet d’immagini, testi e documentazioni varie, realizzo un bozzetto molto elaborato al fine di determinare tutte le misure, forme e dettagli tecnici per la composizione e messa in opera del lavoro stesso.
Nel caso in cui l’opera comporta una scultura in argilla oppure in tessuto/gesso allora intraprendo la scultura: Le opere in argilla se non sono di eccessivo peso e dimensione le faccio con un’argilla che non richiede cottura; mentre se le dimensioni sono grandi allora uso l’argilla classica e poi procedo alla colatura in gesso, processo molto impegnativo perché, dato che taglio la scultura in tante fette, il procedimento diventa molto lungo ed impegnativo. Le opere in tessuto/gesso le cucio e poi gli faccio un bagno di gesso, successivamente gli do sempre un’ombreggiatura con l’acquerello.
Nel caso in cui l’opera comporta una parte dipinta, taglio i listelli, li preparo (in genere do una base con una malta di gesso, segatura e colla vinilica) e poi procedo nel dipingere il soggetto che ho scelto e che poi verrà montato in modo sfalsato.
In altre situazioni, come nel caso dell’opera ( . . . ) del 2012, ho “tradotto” l’intero testo dell’Apocalisse in un linguaggio codificato, stampato e incollato alla base dei listelli che poi ho dipinto successivamente lasciando trasparire qua e là il testo.
Ci sono le opere che hanno anche la fotografia, Robe blanche sur le ciel rouge (Vénus et le sang) del 2014, in quel caso procedo allo studio delle dimensioni e poi faccio la stampa della fotografia e inserisco la scultura in tessuto/gesso avendo creato un supporto sul retro della scultura.
Le cornici e i telai sono sempre dipinti da me perché li concepisco come una parte integrante dell’opera stessa.

L’arte per te che cos’è e qual è, secondo te, il ruolo dell’arte contemporanea in un mondo in transizione ed in crisi come quello in cui viviamo?
L’arte è tante cose ed è cambiata nel tempo nella sua forma espressiva e nella sua funzione, passando da un segno rituale oltre che matematico e metafisico, ad essere racconto delle sacre scritture; espressione del potere costituito per poi, in un tempo ormai secolarizzato come il Novecento, influenzati dalla psicanalisi, gli artisti hanno scavato nelle loro emozioni e nella loro cerebralità.
Oggi, la tecnologia e la scienza stanno trasformando radicalmente l’umanità ed è con questi aspetti che gli artisti stanno dialogando. Siamo ancora in un tempo di transizione che non ha eguali nella storia dell’umanità. Neanche il passaggio dal neolitico al paleolitico ha avuto una tale potenza trasformatrice.
Jean Josipovic, scrittore e regista francese vissuto in Italia, disse: “L’arte rende l’ignoto evidente”, nel nostro tempo questo ancora, a mio avviso, non è possibile o quanto meno, il tempo della transizione essendo talmente lungo, non siamo ancora in grado di “vedere” ciò che sarà dopo. L’essere umano al quale rimarrà ben poco di umano con un cervello che muterà nelle sue potenzialità e probabilmente anche in alcune sue funzionalità, non è rappresentabile da parte di essere umani come lo siamo ancora noi. Per ora, gli artisti possono solo esprimere il disagio di questo lungo cammino transitorio, tutto al più, voltandosi indietro per ricordare e sottolineare ciò che siamo e che non saremo più.

Il colore: che cos’’è per te? e la forma?
Il colore è la dinamica (stimolo del colore) e l’energia (sensazione del colore come coscienza) del visibile.
Per me, il colore è uno strumento espressivo ed un mezzo attraverso il quale stabilisco degli equilibri e delle dinamiche all’interno delle mie opere. L’abbinamento dei colori e il loro dialogo ritmico è stato ed è l’aspetto che amo di più.

La forma è il rapporto con lo spazio e per me, la forma è, stranamente come nel caso del colore, soprattutto ritmo. Probabilmente la mia passione giovanile per la danza è responsabile di questo, dunque anche le forme devono principalmente dialogare tra di loro creando un ritmo ed un equilibrio, esattamente come una ballerina deve disegnare nello spazio forme/gesti seguendo un ritmo e mantenendo costantemente un equilibrio in ogni istante.

Quali sono gli artisti stranieri che ti affascinano o t’ispirano? E gli artisti italiani che ami di più?
Certamente sono sempre stata colpita dalle opere di Anselm Kiefer. Ho avuto la possibilità di vederne molte dal vivo qui a Roma. Mi hanno sempre trasmesso una forte emozione ed energia con le sue stratificazioni accentuate dalla pratica di lasciare le opere esposte alle intemperie perché siano segnate dal tempo e dalla vita.
Un altro artista che mi da sempre un tuffo al cuore, moderno in questo caso, è Constantin Brâncuşi. Le sue linee, la sua essenzialità, la sua forma genitrice mi hanno sempre commossa.

E gli italiani che ami di più?
Più che da artisti italiani sono sempre stata attratta dal Futurismo e dai suoi componenti aderenti, ma anche non completamente aderenti, al Movimento. Il Futurismo ha preconizzato in tutto e per tutto la nostra contemporaneità, a volte anche in un modo sottilissimo.
Se devo pensare ad un artista in particolare mi viene da dire Arturo Martini, rimango sempre colpita dalle sue sculture e mi piacciono sempre moltissimo.
Massimo Campigli “futurista” in un modo diverso, affascinato dall’arte etrusca ha un rapporto molto particolare con il femminile dovuto alla sua infanzia.
Per andare sul contemporaneo penso a Cristiano Pintaldi che conobbi nella sua casa-atelier, nel quartiere Trieste a Roma, nel 1993. Rimasi profondamente attratta dalle sue opere che realizza a partire dall’immagine digitale, tanto da acquistarne una: il pixel, opera prima e unica. Tutto è diventato immagine digitale ed è ormai il nostro linguaggio primario.

Qual è il tuo rapporto, e la tua esperienza, con internet e con i social network in ambito professionale?
Il mio rapporto con internet e con i social network nell’ambito professionale è ottimo oltre che fondamentale. Non ho frequentato l’Accademia (i miei studi sono stati in altro campo e per la precisione nel campo economico e commerciale), l’Arte l’avevo sempre vissuta da fruitrice. Dopo la mia personale di esordio nell’autunno 2011 mi sono sentita un po’ spersa in mezzo a questo mondo così fluido. Così dopo varie riflessioni mi sono orientata verso i social network, facebook e linkedin in particolare, creandomi un po’ alla volta una rete di contatti che mi hanno permesso di partecipare alle prime collettive che reputavo interessanti e divulgando le mie opere, la mia visione del mondo e della mia arte.
Il risparmio di tempo e di energia è notevole e la possibilità di varcare i confini della propria città con un investimento minimo fa di questo strumento una realtà indispensabile.
Internet invece mi permette di gettare le basi delle mie ricerche di testi e immagini, se serve vado oltre con consultazioni specifiche di libri o contattando persone specializzate. E’ uno spazio di connessioni mentali straordinario.

Hai un’opera alla quale sei particolarmente legata?
Senz’altro ( . . . ) del 2012
I tre punti di sospensione, simbolo al quale mi sento particolarmente legata, rappresentano, per me, il movimento perpetuo: passato, presente, futuro. In un ritmo costante ed inesorabile, come un battito, tutto si muove in un unicum.

I listelli che incorniciano i tre punti hanno un rapporto con la corteccia dell’albero – l’albero della vita, ma anche con il ritmo come nell’elettrocardiogramma. Sotto, la traduzione dell’Apocalisse in un linguaggio codificato. Quando tutte le nostre lingue saranno “morte” l’Universo continuerà il proprio moto perpetuo: passato, presente, futuro.

Sant’Agostino ne Le Confessioni affronta il problema del tempo e sembra porre una sorta di sintesi tra:
L’Universo-blocco: ipotesi preconizzata dai fisici che pensano che siamo noi i motori del tempo e che anche nel caso dello spazio-tempo è il nostro movimento all’interno dello spazio-tempo che creerebbe in noi l’impressione che il tempo stia passando; determinando l’idea che tutti gli avvenimenti, che essi siano passati, presenti e futuri coesistano nello spazio-tempo. (Tesi che pone dei problemi di compatibilità con la fisica quantistica che descrive il mondo delle particelle).
Il Presentismo, affermato da altri fisici che difendono l’idea che solo gli avvenimenti presenti siano reali. (Tesi che mal si accorda con la relatività generale che descrive la geometria dell’Universo).

La Tesi di Sant’Agostino crea una sorta di sintesi: secondo cui ci sono 3 tempi che sono tutti connessi al presente: il presente del passato (la memoria); il presente del presente (l’attenzione attuale); il presente dell’avvenire (l’attesa) e solo Dio può concepire l’integralità della storia, cioè dell’Universo-blocco.

Cosa ti aspetti dal futuro? Sogni nel cassetto?
Sto lavorando assiduamente per realizzare delle opere che esprimano sempre un concetto frutto di una mia visione o intuizione senza puntare alla quantità e ripetitività. Infatti ciò che esprimo all’interno dell’impianto delle mie opere spazia molto dal cervello, al tempo, al mondo, all’umanità, al femminile, persino all’Italia, paese che amo moltissimo malgrado i suoi contrasti.
Nel contempo curo con molta attenzione l’aspetto comunicativo e divulgativo delle mie opere.
Obiettivo per ora è quello di passare dalla status di artista emergente a quello di artista affermato.
Sto lavorando inoltre a diversi progetti che sono tutti in fase embrionale ma che hanno come denominatore comune la collaborazione tra artisti, collaborazione che ha come obiettivo la realizzazione di un progetto che vedrà protagonista non solo la propria arte individuale ma anche quella collettiva. I social network sono in questo il veicolo assoluto per la messa in atto di tale intento.
Un sogno nel cassetto: lasciare un segno non solo come artista ma anche come divulgatrice dell’arte e della bellezza.

Grazie Sandra per quest’intervista e per la cortesia
Grazie a voi

sul Web: http://sandranaggar.wix.com/sandranaggar

sui social: https://www.facebook.com/sandra.naggar.520

intervista realizzata da: Tiziana Giammetta
2015, 25 febbraio

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